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Mobilità e sostenibilità ecologica

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È innegabile ormai che il legame tra la classe inquinante dei veicoli e i vantaggi economici sia sempre più stretto. Risulta evidente non solo dalla forma, che fa cambiare i nomi al Ministero dei trasporti in Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (MIMS), ma anche nella sostanza che si concretizza nella riduzione ed in alcuni casi nell’esclusione, da agevolazioni o contributi per i veicoli più inquinanti rispetto a quelli che rispettano maggiormente l’ambiente con emissioni ridotte. 

Abbiamo iniziato a fine 2020 con il divieto di richiedere il rimborso delle accise per autotrazione nei confronti i veicoli Euro 3. Il primo trimestre del 2021 ha visto aggiungersi all’esclusione dei veicoli Euro 3 anche quelli Euro 4. Ad oggi quindi per poter richiedere il rimborso delle accise per autotrazione – ricordiamo essere questa una pratica che potete espletare tramite lo Studio Venos (clicca qui per collegarti al servizio) – è necessario essere in possesso di un veicolo almeno euro 5. 

In tema accise, l’impatto nelle vendite di veicoli commerciali è stato piuttosto forte, basti pensare che come rappresentato dai dati UNARAE, in un periodo di crisi  pandemica, le immatricolazione di veicoli industriali (con massa complessiva superiore alle 3,5 tonnellate) ha registrato un importante incremento, sino a raggiungere un aumento a due cifre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente con un +21,8%. I veicoli a motore hanno poi trainato, nel vero senso della parola, anche l’immatricolazione di rimorchi e semirimorchi. Un’impennata quella di febbraio che sembra essere un fuoco di paglia, destinata a spegnersi subito e non avere seguito, a dimostrazione di quanto le politiche legate al sostegno di veicoli meno inquinanti influisca in modo importante anche sul mercato.

Già nel lontano 2012, la legge finanziaria aveva imposto che per poter accedere al mercato l’autotrasporto in modo diretto (senza l’acquisto della cessata attività), era sufficiente intestarsi un parco veicolare di almeno 80 tonnellate di veicoli Euro 5 oppure, per esercitare con veicoli fino a 35 quintali di massa complessiva, era sufficiente immettere nel mercato contemporaneamente due veicoli in classe inquinante almeno euro 5. Prima di quella data la classe inquinante minima per accedere al mercato era quella dell’euro 3.

I vantaggi per i veicoli Euro 5, sono aumentati con la delibera del MIMS del 10 giugno 2021, numero 4/2021, dove vengono stabiliti i nuovi importi per i rimborsi dei pedaggi autostradali. In questa circostanza il divario su quanto viene rimborsato ad un autotrasportatore che possiede veicoli almeno euro 5 è piuttosto ampio rispetto alle imprese che possiedono veicoli più inquinanti. Ovviamente questa non è una politica esclusivamente italiana, ma rappresenta da sempre un punto fermo nel panorama europeo, ricorderete l’impegno importante dell’Austria all’epoca dell’eco box poi stoppato per l’Unione Europea. Le politiche verso una mobilità sempre più sostenibile e meno inquinante sono molteplici in tutta l’Unione Europea, e si possono apprezzare nella normativa di altri Stati come la Germania oppure la Svizzera. In quest’ultimo caso ricordiamo l’articolo pubblicato su questo sito in merito alla tassa TTPCP, che ha rivisto gli importi per il transito nel suo territorio svizzero, privilegiando in modo importante i veicoli categoria euro 5 o superiori (clicca qui per leggere l’articolo).

Su questi temi si sono levate molte polemiche, soprattutto da parte delle piccole imprese che da un lato non hanno la struttura amministrativa adeguata per ottenere  l’accesso a contributi e finanziamenti messi a disposizione dallo Stato per l’acquisto di veicoli ecologici, dall’altro non avendo a disposizione capitali importanti da investire, si sono trovati a dover acquistare a volte, i veicoli dismessi dalle grandi imprese, che oltre ad avere disponibilità economica dispongono delle strutture necessarie per accedere ai contributi statali. Questo quindi per le piccole imprese rappresenta un doppio danno, da un lato in molti hanno acquistato veicoli Euro4, di fatto finanziando la grande impresa e dall’altro hanno visto svalutare ulteriormente il loro parco veicolare. Infine, con classi inquinanti dei veicoli non adeguate, si vedono ridurre drasticamente contributi e incentivi.

Ma indipendentemente da queste considerazioni che arrivano dal mondo del trasporto, risulta evidente quanto l’impatto ambientale al centro delle politiche dei Governi influisca in modo importante anche nelle scelte di impresa che gli autotrasportatori si trovano fare nella mobilità moderna. La mobilità sostenibile diventa quindi un percorso che dovrà coinvolgere quanto prima da tutto il mondo del trasporto per renderlo sempre più “green”.